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Grecia: problemi ed opportunità

Il caso è scoppiato immediatamente dopo le elezioni del 2009, quando si scoprì che i dati forniti per avere l’ingresso nella UE non erano in linea con la realtà. Il rapporto tra deficit e PIL era al 12%. Come promesso durante la campagna elettorale da Alexis Tsipras, il neogoverno greco ha dichiarato immediatamente di non riconoscere il valore dei contratti precedentemente stipulati.

In questo scenario la fuga dai bond governativi greci è proseguita senza pausa con vendite sui titoli a lunga scadenza e curva dei rendimenti rovesciata.
Gli investitori che l’anno scorso acquistarono 3 miliardi di bond greci a cinque anni stanno pagando ora lo scotto di questo investimento. Il titolo venne emesso con un rendimento del 4,75% nell’aprile del 2014, la prima emissione a lungo termine di Atene dall’inizio della crisi. Acquistandolo oggi si ottiene un rendimento del 15%. Sul mercato del reddito fisso, infatti, il quinquennale greco vale appena 70,74 centesimi rispetto ai 100 centesimi dell’emissione, una perdita secca del 30%. Il titolo a dieci anni emesso all’inizio del 2013 con scadenza 2023 (1,8 miliardi l’ammontare) presenta una quotazione quasi dimezzata a 52 centesimi con un rendimento che oggi supera di nuovo l’11%, mentre il triennale tocca il massimo storico oltre il 19%. Senza la rete di protezione dei paesi euro la Grecia rischia quindi di avere una grave regressione nell’economia interna.

Particolarmente colpite le banche: Piraeus Bank -14%, National Bank of Greece -9%. mentre Moody’s ha tagliato il rating di 5 banche, in outlook: Piraeus Bank, National Bank of Greece, Alpha Bank, Eurobank e Attica Bank, che scendono così ulteriormente nel territorio dei titoli spazzatura. Il giudizio per tutte le istituzioni è posto sotto osservazione in vista di ulteriori tagli. Nel dettaglio, Piraeus Bank viene ridotta aCaa2 da Caa1, National Bank of Greece a Caa2 da Caa1, Alpha Bank a Caa2 da Caa1, Eurobank Ergasiasa Caa3 da Caa2 e Attica Bank a Caa3 da Caa2.

La decisione riflette la posizione di Moody’s di una ridotta probabilità di un sostegno sistemico, considerata l’incertezza riguardo all’abilità del governo di giungere ad un accordo con i creditori nei tempi necessari a soddisfare i suoi bisogni di liquidità e finanziamento e la probabile riduzione della capacità del fondo Hfsfdi sostenere le banche in caso di necessità. La revisione del rating tiene conto delle decise pressioni sul fronte del finanziamento e della liquidità che stanno fronteggiando le banche greche. Inoltre, i rating tengono conto anche del peggioramento dell’esposizione diretta al merito di credito sovrano di Atene e l’impatto del peggioramento dell’ambiente operativo sulla qualità degli asset e sulla solvibilità degli istituti. Secondo i dati del governo greco, il tasso da pagare sugli interessi del debito pubblico è sceso dal 7,3% del 2011 a circa il 4,2% del PIL dell’anno scorso. Grazie a un periodo di grazia sul pagamento degli interessi, concesso dai creditori fino al 2022, la Grecia deve rastrellare meno risorse: una stima del governo dello scorso anno parla del 2,2% del PIL da pagare come interessi nel 2020. Ciò non è elevato se confrontato con altri Paesi: nel 2013, il governo portoghese ha pagato il 5% del PIL per gli interessi sul debito, l’Italia il 4,8% e l’Irlanda il 4,4%.

Il contesto politico e sociale

In coalizione ci sono i Greci Indipendenti (Anexartitoi Ellines, An.El.), il partito di destra dichiaratamente anti-austerità e anti-immigrazione guidato da Panos Kammenos. Fuori dal parlamento, in piazza c’è Antarsya un acronimo che tradotto sta per Cooperazione di sinistra anticapitalista e che non fa che portare in piazza una serie di mal contenti presenti all’interno dell’ala di estrema sinistra dello stesso di Syriza. Da parte della Troika si spera invece in un rimpasto di governo con l’ingresso in coalizione dei partiti moderati.

L’evasione fiscale

Il partito Syriza aveva promesso di annullare la nuova tassa fondiaria e i debiti tossici, mentre il partito Nuova Democrazia ammette le difficoltà, ma non si posiziona sulle problematiche che potrebbero generare conseguenze fiscali difficili.
Il quotidiano greco Katherimini ha scritto che le entrate fiscali sono calate del 80% rispetto all’anno precedente. In aggiunta i cittadini greci sono andati in banca e hanno ritirato i propri soldi.

Le privatizzazioni

Dopo aver smentito categoricamente la semplice ipotesi di procedere alla vendita alla società cinese, peraltro già proprietaria del 33%, a fine marzo il governo ha iscritto la cifra del ricavato della vendita nel bilancio di previsione inoltrato a Bruxelles. Il governo greco stima di raccogliere dalla vendita della quota del porto del Pireo (cioè il 67% della Piraeus Port Authority) almeno 500 milioni. Atene sarebbe disponibile anche a cedere la quota pubblica in 14 aeroporti locali. La Piraeus Port Authority, che fino a febbraio il governo ellenico affermava di voler continuare a controllare, dal 24 febbraio ha ceduto in Borsa il 33% del suo valore.

Le prospettive

Per l’agenzia di rating Fitch l’uscita del Paese ellenico dall’euro resta un rischio con le negoziazioni che proseguiranno più nel dettaglio e con il governo ellenico che deve perseguire le riforme annunciate, ma una Grexit non avrebbe effetti sistemici nell’Unione monetaria. Certo, “la zona euro soffrirebbe uno shock significativo, ma questo difficilmente scatenerebbe una crisi sistemica come quella del 2012 o la rapida uscita di un altro Paese” dall’Unione monetaria, ha osservato l’agenzia di rating. Dunque “una reazione a catena fino allo sgretolamento del blocco è improbabile”. A questo proposito S&P ricorda che da quell’anno i legislatori Ue hanno introdotto il fondo salva stati European Stability Mechanism. L’agenzia fa anche notare che i recenti successi di Irlanda e Portogallo hanno incoraggiato i governi europei a continuare a fornire assistenza quando necessaria. Inoltre i legami finanziari di Atene e il resto dell’Area euro “sono stati sufficientemente ridotti per rendere meno probabile un contagio diretto”, spiega S&P.

Piuttosto incoraggianti invece sono le dichiarazioni scaturite dopo l’incontro di domenica 5 aprile tra Yanis Varoufakis a Washington con la presidente del FMI Christine Lagarde: “Intendiamo rispettare tutti gli obblighi nei confronti dei creditori, ad infinitum“.Di converso Christine Lagarde ha “espresso il proprio apprezzamento per l’impegno del ministro a migliorare le capacità del team tecnico di lavorare con le autorità per la necessaria due diligence ad Atene e rafforzare la discussione politica con i team a Bruxelles”.

Antimo Marandola