Si sono insediate a Nova Gorica, Bovec fino a Capodistria, più di una trentina sono isontine.
«Paghiamo meno tasse»
Nei primi nove mesi del 2015 sono state costituite 180 imprese in Slovenia con capitale italiano, nella zona che si estende da Bovec a Capodistria: non si tratta, ovviamente, soltanto di aziende goriziane che hanno delocalizzato la propria attività (costituiscono, secondo una stima, il 20%) perché il dato abbraccia tutto il Belpaese ma è un fenomeno che fa pensare. La delocalizzazione sul confine orientale I dati sono stati desunti da “Finance”, una sorta di “Sole 24 Ore” sloveno, e ripresi dal bollettino del Pd “Gorizia Europa” che dedica alla questione un importante approfondimento. «È un fenomeno che c’è, esiste, inutile nascondersi dietro un dito – commenta Ariano Medeot, presidente del Consorzio industriale di Gorizia -. Di solito, i passi sono progressivi e si arriva fino alla delocalizzazione completa. Cosa intendo dire? Che parecchi imprenditori mettono anche su casa in Slovenia, restando comunque a ridosso del confine». I motivi di tali decisioni? Non sono difficili da immaginare. «Indubbiamente, la pressione fiscale è minore “di là”. Ma soprattutto la molla che fa scattare la delocalizzazione è la burocrazia. Non mi stancherò mai di ripeterlo: in Italia, si rende la vita impossibile agli imprenditori. C’è una parte burocratica dello Stato che è addirittura auto-referenziale». Inoltre, in Italia, c’è una quantità industriale, scusate il gioco di parole, di controlli di natura fiscale. «Ed è chiaro che un imprenditore, ad un certo punto, non ce la fa più. È necessaria una vera sburocratizzazione», aggiunge Medeot che “svela” un particolare. «Peraltro, per quanto di mia conoscenza, in Slovenia le aree disponibili per le attività non sono così a buon mercato come in Italia. Ma un imprenditore del nostro Paese è disposto a pagare di più il terreno in cui realizzare la sua impresa, sapendo che risparmierà fiscalmente e godrà di una burocrazia meno asfissiante». L’analisi dei dati e i motivi dell’esodo “Gorizia Europa” si chiede quali sono le principali cause di questo esodo. Secondo il giornale Finance e in base alla interviste che ha condotto con alcune imprese italiane in Slovenia, le motivazioni principali sono di tipo burocratico e fiscale: proprio quelle individuate puntualmente da Medeot. Le imprese scelgono la Slovenia per la minor tassazione che subisce il reddito d’impresa. Al di là del confine, la tassazione è pari al 17 per cento contro 27,5 per cento dell’Italia. Un altro punto di forza della Slovenia, rammenta il bollettino Pd, è legato al rimborso Iva. In Slovenia, è possibile controllare in ogni momento a quanto ammonta il debito Iva dello Stato verso l’impresa e il rimborso è effetuato in tempi rapidissimi rispetto all’Italia dove si prolunga per mesi e mesi. Si sa, il tempo è denaro e questa regola diventa ancor più importante quando parliamo di imprenditoria. Anche dal lato burocratico la Slovenia evidenzia molti lati positivi come ad esempio controlli celeri, con largo preavviso, la disponibilità degli uffici e la digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Unico lato negativo – rivela Gorizia Europa – è costituito dagli orari di apertura degli uffici pubblici che in Italia risultano più adeguati. La proposta confezionata dal Pd? Semplice ma, sino ad oggi, mai attuata. Si potrebbe, ad esempio, intervenire con una riduzione pilota della tassazione sul reddito d’impresa nelle aree più colpite del Friuli Venezia Giulia. La misurazione dei dati in queste aree pilota potrebbe fungere, in caso di esito positivo (nuove imprese, maggiori investimenti, maggiori ricavi, minore disoccupazione e minori costi sociali), come sorta di best practices per una riduzione progressiva della tassazione in tutto lo Stato italiano. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
L’esperienza di Kosic dall’altra parte
Benedetto Kosic, presidente mandamentale di Confcommercio Gorizia, aprì un negozio di calzature anche in Slovenia: una filiale, ospitata all’interno del centro commerciale QLandia, delle attività tuttora presenti in via Rastello. Ma la sua esperienza è finita nel volgere di pochi anni. «Questioni di affitto. L’attività in Slovenia non era abbastanza redditizia», ricorda. Ecco che la sua testimonianza diventa molto importante riguardo le “delocalizzazioni” d’impresa. «Perché tante imprese italiane aprono in Slovenia? Non è difficile immaginarlo nè comprenderlo. Sicuramente, e su questo tema ho un’esperienza diretta, il carico fiscale è minore. Poi, tutto il sistema burocratico è assai più semplificato rispetto a ciò che accade in Italia. Di là, c’è più prevenzione e meno repressione». Motivazioni valide che portano molti imprenditori a fare questa scelta che, in molti casi, diventa una “scelta di vita”. «Oggi, in Italia, è difficilissimo continuare a lavorare e a tenere aperta un’attività. Le spese fisse e il carico fiscale stroncano anche chi ha una volontà e una determinazione di ferro», conclude Kosic. (fra.fa.)
di Francesco Fain – 14 gennaio 2016
Fonte Il Piccolo