LA GOGNA MEDIATICA: IL CASO DI MONICA OLTRA
22 Giugno 2022
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SPESE: IN/GIUSTIZIA

Il Ministero della Giustizia riporta come la legge di bilancio 234/2021 rechi per lo stato di previsione del Ministero di Giustizia nell’anno 2022 spese complessive per €10.193.221.948, pari all’1,25% della spesa pubblica, con un incremento di €1.211.727.751 – cioè il 13,49% – rispetto all’anno precedente. Nel contempo l’Associazione Errorigiudiziari.com denuncia come nel 2021 i casi di ingiusta detenzione ed errori giudiziari abbiano portato le casse dello Stato ad alleggerirsi di ben €26.966.190,00.

Alla luce dei numeri – non indifferenti – non si può che verificare se di fatto la spesa “Giustizia” si fermi nell’ammontare di cui sopra o se invece essere dei bravi contribuenti e cittadini costi qualcosa di più, sempre in termini statistici, si intende.

Tenuto conto che le spese per cause civili non sono a carico dello Stato, ma di colui/colei che le promuove/perde, ci si fermerà all’analisi delle cause penali, promosse dallo Stato nei confronti del singolo cittadino.

Posto che l’obiettivo di un processo penale non è ottenere un risarcimento – ad esclusione dei casi di “danno erariale”, i.e. frode fiscale, falsa fatturazione, evasione fiscale… in cui sequestri e confische garantiscono almeno parzialmente il recupero delle somme sottratte – bensì quello di punire i colpevoli dei vari reati e di assolvere gli innocenti in seguito a giusta indagine e relativo processo, non si dovrebbe forse “monetizzare” il costo di applicazione della Legge. Invece, non si può fare a meno di notare come le ingenti spese indicate in apertura non siano che un “aperitivo” del cospicuo pasto “In/Giustizia” che “ingolfa” più che ingrassa la nostra società.

Un indagato in un processo penale non può difendersi da solo: deve nominare un avvocato; se non ha uno di fiducia, lo Stato gli propone uno d’ufficio. Tutti a pagamento, intesi. L’avvocato d’ufficio non lo paga lo Stato, sia chiaro: lo paga l’indagato, anche quando nella maggior parte dei casi la posizione sarà archiviata.

Quanti sono gli indagati per “atto dovuto”? Quanti sono gli indagati che non sapranno mai nemmeno per quale motivo sono finiti in un procedimento penale? Costantemente si legge sulle cronache il coinvolgimento di X persone in una indagine a grande impatto mediatico, che poi vedrà l’elenco assottigliato di nomi al momento della chiusura delle indagini. E di questi… quanti saranno considerati colpevoli? E quanti innocenti?

Denominatore comune: SI PAGA, e non ci si riferisce alla condanna, no. SI PAGA con denaro, money, dinero, geld, raha, argent….. quella materia che i veri colpevoli hanno spesso a volontà e gli innocenti – imputati assolti e indagati archiviati – faticano a “gestire” quando la parcella dell’avvocato equivale alle ferie andate, al corso annuale di musica o ginnastica dei bambini, al festeggiamento dei 25 anni di matrimonio ecc ecc ecc

Perché chi va a finire in un’indagine penale non solo deve affrontare notti insonni, paure, frustrazioni, sensi di colpa o d’inadeguatezza; deve subire un notevole impoverimento del proprio patrimonio. L’indagato è sottoposto ad una vera e propria condanna prima ancora di essere rinviato a processo: è falso che fino alla sentenza definitiva un imputato è innocente. Non è così: è colpevole. E’ innocente solo tecnicamente, dato che l’opinione pubblica lo condanna nello stesso minuto in cui la notizia diventa mediatica. E quando sarà ritenuto innocente anche dalla Giustizia oramai si sarà esaurito l’interesse del vox populi, sopraffatto da altre notizie, da altre indagini, da altri malcapitati, da altri “pagatori”.

E lui/lei? Avrà venduto la casa per pagare l’avvocato? Avrà chiesto prestiti a tassi folli? Avrà ceduto il V dello stipendio ad una società di crediti? E quando il caso sarà stato stato archiviato…. Pagherà l’avvocato d’ufficio anche se ritiene “nullo” il suo operato? Anche se non lo ha mai incontrato e mai sentito?

Eppure le spese per gli psicofarmaci, per gli psicologi, per gli psicoterapeuti di copia, per gli avvocati d’ufficio e per i penalisti non sono comprese nei €10.193.221.948 di fondi di dotazione alla Giustizia pagati dai contribuenti.

Nonostante le tabelle ufficiali riportanti gli onorari degli avvocati in un processo penale, basterà parlare con una decina di indagati per accorgersene che esse non corrispondono affatto alla realtà; gli oneri legali sono molto molto ma molto più elevati di quanto riportino i tariffari. Anche perché sarà difficile trovare un innocente sottoposto ad indagine penale che non sia disposto a pagare QUALUNQUE CIFRA per lasciarsi l’esperienza alle spalle. Ed è così che sorgono alcune domande non di carattere patrimoniale: qual’è il valore complessivo del lucro sul dolore altrui? In quale statistica si posiziona la vergogna? quanto vale la dignità di un essere umano? Andrà l’indagato a confluire nelle statistiche dei contribuenti impoveriti o l’avvocato penalista ad ingrossare quelle dei professionisti più abbienti?

E se sono le statistiche a parlare, se i fondi ufficiali di dotazione alla Giustizia equivalgono ad un 1,25% della spesa pubblica…. Quale percentuale del P.I.L. – non più spesa pubblica – andrà a coprire il totale delle spese derivanti da procedimenti penali tenuto conto che in un anno ammontano a più di 1.560.000 e che una grande parte di loro coinvolgono un numero elevato di indagati obbligati ad una difesa professionale? Una media di 10 indagati per procedimento, calcolando una spesa minima di €1.000,00 a persona, produrrebbe un totale di €15.600.000.000, ma si sa che la spesa minima rimane soltanto per i “graziati”, cioè, coloro che “escono di scena senza conseguenze”. E’ noto, invece, che le spese legali vanno da €5.000,00 a €40.000,00 ad personam per un processo penale di primo grado, in funzione del reato contestato, raggiungendo cifre da capogiro per alcuni reati, come associazione di stampo mafioso o nei casi di abusi sessuali.

E se a ciò si aggiungono le parcelle degli psicologi (€100,00 a seduta), i costi degli psicofarmaci (€15,50 per 15ml di gocce tranquillanti), il danno mediatico (non quantificabile), i mancati introiti (da valutare caso per caso), si va incontro ad una vera emorragia di danaro, e non solo.

Chissà se almeno una parte degli inquirenti che determina l’elenco degli indagati ha mai fatto un calcolo preciso in merito agli eventuali danni monetari delle proprie presunzioni di colpevolezza. E chissà semmai un giorno – forse – detti inquirenti saranno chiamati a rispondere anche in via patrimoniale della mancata evidenza fattiva dei loro esiti investigativi, in maniera che la spesa sia richiesta non solo al soggetto indagato, ma anche a chi eventualmente lo accusa ingiustamente.